Domanda:
analisi epatite c?
2008-02-27 04:09:34 UTC
A metà novembre ho avuto un rapporto non protetto con una ragazza che poi son venuto a sapere che aveva epatite c, verso i primi giorni di febbraio ho fatto il test dell'epatite c il quale è risultato fortunatamente negativo, ho fatto troppo presto il test??? se per caso non avesse individuato epatite perchè ho fatto il test troppo presto doveva comunque risultare dal test qualche problema al fegato anche se non individuava subito epatite???
Tre risposte:
geppo59
2008-02-29 07:09:22 UTC
Insomma! L'epatite C si trasmette da sangue a sangue contaminato. Non da rapporti sessuali. Da Wilkipedia:

Anche se è possibile, il contagio per via sessuale e verticale (da madre a figlio), diversamente dall'epatite B, è piuttosto raro. L'epatite C non è considerata una malattia a trasmissione sessuale (STD). Vi sono studi che indicano che solo l' 1.5% dei partners di pazienti affetti da epatite cronica C risultano positivi ai test. In maggioranza la diffusione si verifica per contatto diretto da sangue a sangue, ad esempio tramite uno strumento tagliente o una siringa non pulita.

Ciao.
Jason55
2008-02-27 12:14:33 UTC
Da quel che ne so non dovresti avere problemi,comunque basta una telefonata in ospedale
marita7772003
2008-02-27 12:16:31 UTC
L’epatite C è una malattia epatica, causata dall’infezione da virus dell’epatite C ( HCV, hepatitis C virus ).



L’infezione da HCV può portare a complicanze come epatite cronica e cirrosi.

Almeno l’80% dei pazienti con forma acuta di epatite C, sviluppa un’infezione epatica cronica, mentre il 20-30% dei pazienti sviluppa cirrosi.

L’1%-5% dei casi di epatite C può dar origine a carcinoma epatico.



Soggetti a rischio di infezione



Le persone maggiormente a rischio di infezione da epatite C sono coloro che sono nate da madri infette, coloro che hanno ricevuto una trasfusione di sangue prima del 1992, coloro che hanno ricevuto sangue, prodotti del sangue o trapianto di organi solidi da un donatore affetto da epatite C.

A rischio di infezione da epatite C sono i pazienti sottoposti a dialisi renale da lungo tempo e coloro che vengono frequentemente a contatto con oggetti contaminati ( categorie di lavoro a rischio sono i dentisti, i barbieri, gli agopuntori, coloro che praticano tatuaggi e piercing, se eseguiti senza rispettare le norme di sicurezza igienica ).

Sono comportamenti a rischio di infezione da epatite C iniettarsi per via endovenosa droghe, o scambiare aghi con un individuo infetto, avere molteplici partner sessuali e scambiarsi oggetti personali, come spazzolino da denti e rasoio.

Anche le procedure endoscopiche rappresentano un comportamento a rischio di epatite C.



Sintomi



Molte persone con epatite C non accusano alcun sintomo e l’infezione viene spesso riscontrata durante i test sierologici per analisi di routine o per altre procedure mediche.

Se l’infezione è presente da molti anni, si può sviluppare cirrosi.

In molti casi la malattia decorre senza presentare sintomi.

I sintomi più comuni di cirrosi sono: ittero, dolore all’addome superiore destro, affaticamento, perdita di appetito, nausea e vomito, febbre di lieve grado, feci pallide o color argilla, urine scure, prurito generalizzato, ascite e varici sanguinanti ( vene dilatate nell’esofago ).



Diagnosi



Esistono diverse tecniche diagnostiche che consentono di rilevare la presenza dell’infezione da HCV.

I test immunoenzimatici consentono di rilevare la presenza di infezione da HCV grazie alla presenza di anticorpi sviluppati contro il virus.

I saggi immunoenzimatici presentano il limite di fornire risultati falsi-positivi.

L’approccio migliore per confermare la diagnosi di epatite C è la ricerca della presenza del genoma virale ( HCV RNA ) mediante PCR ( polymerase chain reaction ).

Questo test consente di individuare l’infezione da HCV anche nei pazienti per i quali non è rilevabile la presenza di anticorpi anti-HCV.

L’infezione da HCV può essere rilevata anche valutando l’attività enzimatica epatica.

Durante epatite C cronica, si possono osservare aumenti plasmatici dell’alanina-aminotransferasi ( ALT ) e dell’aspartato-aminotransferasi ( AST ), generalmente 5 volte il limite superiore della norma.

I livelli di fosfatasi alcalina e di gamma-glutamil-transpeptidasi ( GGT ) sono generalmente normali; se elevati possono indicare cirrosi.

Il fattore reumatoide ed una bassa conta piastrinica e leucocitaria sono frequenti nella forma grave di fibrosi e nella cirrosi, indicando che la malattia è in fase avanzata.

I livelli di lattato-deidrogenasi e di creatin-chinasi risultano generalmente nella norma.

Anche i livelli di albumina ed il tempo di protrombina risultano nella norma fino a stadi avanzati della malattia.

I livelli di ferro e di ferritina possono risultare leggermente elevati.

La biopsia epatica non è necessaria per il rilevamento dell’infezione, ma è utile per stabilire la gravità della malattia, il grado di fibrosi ed il danno strutturale permanente.

Attualmente, sono noti 6 genotipi e più di 50 sottotipi del virus dell’epatite C.

L’identificazione del genotipo e del sierotipo ( anticorpi genotipo-specifici ) del virus dell’epatite C è utile per formulare raccomandazioni e consigli riguardo alla terapia da adottare.

I pazienti con genotipo 2 e 3 rispondono meglio alla terapia a base di Interferone rispetto ai pazienti con genotipo 1.



Terapia



Il trattamento dell’epatite C cronica che offre i maggiori vantaggi è rappresentato da un ciclo di 24, oppure 48 settimane di Peg-Interferone-alfa-2a ( Pegasys ) e Ribavirina ( Copegus ).

I pazienti infettati dal genotipo 2 o 3 dell’HCV hanno probabilità 2-3 volte maggiore di rispondere alla terapia a base di Interferone rispetto a coloro che sono infettati dal genotipo 1.



Il PegInterferone è un Interferone alfa modificato chimicamente con una catena di polietilen-glicole ( PEG ), che permette di allungare l’emivita.

La più lunga emivita consente una somministrazione settimanale di Interferone anziché 3 volte a settimana.

Il PegInterferone è più attivo dell’Interferone standard nell’inibire il virus HCV, con percentuali di risposta sostenuta più alte, ed un profilo di tollerabilità simile.

La Ribavirina è un farmaco antivirale per os, che ha attività contro numerosi virus.

La sola Ribavirina ha scarso effetto nei confronti del virus HCV, ma associata all’Interferone aumenta la percentuale di risposta sostenuta di 2-3 volte.( Xagena_2005 )


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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